DON PASQUALE: AL DONIZETTI OPERA UNO DEI TITOLO PIÙ AMATI DI DONIZETTI ESEGUITO PER LA PRIMA VOLTA CON LA NUOVA EDIZIONE CRITICA
A dirigere l’Orchestra Donizetti Opera il giovane messicano Iván López-Reynoso; la regia è di Amélie Niemeyer
Nel ruolo del titolo uno specialista come Roberto de Candia mentre Ernesto è Javier Camarena, idolo indiscusso del pubblico del festival
È un’occasione da non perdere per tutti gli appassionati quella di poter ascoltare a Bergamo un capolavoro come Don Pasquale – terzo titolo operistico del Donizetti Opera 2024 – in programma al Teatro Donizetti domenica 17 novembre alle ore 15.30 (repliche venerdì 22 e sabato 30 novembre alle ore 20) con sui leggii in anteprima la nuova edizione critica curata da Roger Parker e Gabriele Dotto per l’Edizione Nazionale realizzata da Casa Ricordi, in collaborazione e con il contributo del Comune di Bergamo e della Fondazione Teatro Donizetti, la cui uscita ufficiale è prevista nel 2026.
Giovedì 14 novembre alle ore 17.00 il pubblico dei giovani assisterà all’opera in occasione dell’anteprima under 30, il cui biglietto ha un costo di 10 euro.
Il dramma buffo Don Pasquale è certamente tra i titoli più conosciuti ed amati del Bergamasco sin dal trionfale debutto a Parigi nel 1843: in questa nuova edizione del festival Donizetti Opera sarà affidato vocalmente a due “maestri” come Roberto de Candia (Don Pasquale) e Javier Camarena (Ernesto) affiancati dalle voci degli allievi della Bottega Donizetti Giulia Mazzola (Norina) e Dario Sogos (Dottor Malatesta) ribadendo ancora una volta il desiderio della manifestazione bergamasca di essere trampolino di lancio per le voci nuove. Il cast è completato da Fulvio Valenti (un notaro). Sul podio il giovane messicano Iván López-Reynoso che sarà alla guida dell’Orchestra Donizetti Opera e del Coro dell’Accademia Teatro alla Scala preparato da Salvo Sgrò.
«Stiamo parlando – racconta il direttore López Reynoso – di un titolo che rivoluziona completamente l’estetica operistica dell’epoca. In Don Pasquale Donizetti trova un bilanciamento perfetto, mai visto prima, fra la commedia e il dramma, situazioni e personaggi che fanno ridere ma che contemporaneamente sono anche molto seri, perfino dolorosi. Non dimentichiamoci poi che Donizetti usa nella sua partitura le musiche “di consumo” della sua epoca: in particolare, il valzer. La sua musica è piena di valzer, espliciti o soltanto evocati, a cominciare dal ritmo ternario della prima cabaletta di Don Pasquale, “Un foco insolito”. Quando fu scritta era un’opera “moderna”, intessuta delle musiche del suo tempo, e anche per questo si impose immediatamente. Aggiungo che all’epoca di Don Pasquale l’arte di Donizetti era al suo culmine. La delicatezza e la raffinatezza con cui sono scritte molte pagine è notevole, e spesso bastano dei piccoli dettagli a dare loro carattere».
Lo spettacolo è firmato dalla regista Amélie Niemeyer (ripreso da Giulia Giammona), con le scene e i costumi di Maria-Alice Bahra, le coreografie di Dustin Klein e le luci di Tobias Löffler. «Donizetti è un ottimo drammaturgo che utilizza magistralmente dei personaggi buffi “classici” – commenta Niemeyer – Nella nostra messa in scena, però, abbiamo scelto di rileggere questi ruoli della tradizione dell’opera comica in una prospettiva contemporanea. Trovo affascinante mettere in luce le caratteristiche senza tempo dei personaggi e collocarli in un contesto moderno. In questo modo, possiamo esplorare le loro motivazioni e i loro conflitti come se fossero nuovi, evidenziando il rilievo che hanno le loro storie per il pubblico di oggi. Creando, insomma, un legame tra il passato e il presente».
«Come Elisir, come Lucia, Don Pasquale – sottolinea il direttore scientifico Paolo Fabbri – non ha mai smesso di essere rappresentato da quando nacque. Un capolavoro evergreen dell’ultima stagione creativa di Donizetti. A quell’epoca non è che se ne contassero poi tanti, in ambito comico. Anzi, era proprio il genere dell’opera comica ad essere in crisi. […] Don Pasquale va oltre, verso una commedia da camera il cui protagonista sfiora a tratti la caricatura, ma ne resta quasi sempre al di qua. Delle fregole amorose di un anziano per una giovane, per secoli si era riso: Ruffini e Donizetti preferirono sorriderne con malinconia, anche perché il compositore ‒ come sappiamo dalla sua biografia ‒ stava sorridendo di sé stesso». Donizetti, con la sua musica, sfonda i confini delle convenzioni comiche, tanto che la modernità della partitura avrebbe dovuto trovare riscontro nella messinscena che il compositore desiderava fosse contemporanea.