Tragedia lirica in tre parti di Salvadore Cammarano
Musica di Gaetano Donizetti
Prima esecuzione: Venezia, Gran Teatro La Fenice, 4 febbraio 1836
Edizione critica a cura di Ottavio Sbragia
© Ottavio Sbragia (2020)
Belisario di Gaetano Donizetti
Dopo la prima esperienza a Parigi, l’opera Belisario (1836) segna il ritorno di Donizetti a Venezia, dandogli occasione «di rivedere la città, dove o bene, o male incominciai la musicale carriera», come osservò lui stesso.
Un amico che non lo vedeva dai tempi di Pietro il Grande (da 16 anni, quindi) lo trovò «bello e robusto forse più di allora». Non era diventato tale solo di corporatura. Dall’epoca di quelle sue prime esperienze, compiute nel genere comico e sotto l’influsso rossiniano, aveva acquisito un suo stile, al passo coi tempi nuovi e dunque specie in ambito serio: anzi, in drammi a forti tinte, romantica o classica che fosse la materia sceneggiata. E «tragedia lirica» è Belisario, su un libretto molto apprezzato di Salvadore Cammarano, denso di passioni e situazioni che hanno radici nel grande patrimonio classico, riecheggiando le traversie di Edipo e le cupe vicende famigliari degli Atridi.
A colpire fu, in modo particolare, proprio la parte del protagonista, come scrisse un recensore: «interessantissima per il pubblico, commovente e di tutta espressione e sentimento», parabola di un eroe che precipita dal trionfo alla rovina senza smarrire quella grandezza d’animo che lo porterà al finale, tragico riscatto.
PARLA CON GAETANO
Il direttore musicale Riccardo Frizza si confida con il busto di Gaetano
Belisario: guida all’opera
Parte prima
A Bisanzio, il coro annuncia il ritorno di Belisario, trionfatore sui goti. Intanto la moglie del condottiero, Antonina, narra a Eutropio del figlio Alessi, avuto da Belisario e scomparso appena nato. Lo schiavo Proclo le aveva rivelato era stato Belisario a ordinargli di uccidere Alessi; ma lui, non avendo cuore di farlo, l’aveva abbandonato su una spiaggia deserta.
Antonina è decisa a vendicarsi ordendo un complotto contro il marito. Giustiniano riceve il suo generale. Tra i prigionieri c’è il giovane Alamiro, che Belisario libera. Ma Alamiro vuole restare a fianco di Belisario, cui si sente legato da un vincolo misterioso. Belisario annuncia che lo terrà con sé, come se fosse il figlio perduto. Ma intanto si compie la vendetta di Antonina. Mentre la figlia di Belisario, Irene, abbraccia il padre, giunge Eutropio, che lo accusa pubblicamente di complotto, esibendo come prova documenti falsificati.
Belisario chiama a testimone Antonina; lei non solo conferma l’accusa, ma lo costringe a una confessione più infamante: l’uccisione del figlio. Belisario narra di un sogno, che gli aveva fatto apparire Alessi come predestinato alla rovina della patria.
Parte seconda
All’ingresso delle prigioni, i veterani raccontano ad Alamiro come Belisario sia stato accecato e condannato all’esilio. Giunge Irene, che ha deciso di accompagnare il padre. Belisario chiede di poter salutare per l’ultima volta sua figlia: quando Irene gli risponde, è profondamente commosso.
Parte terza
Belisario e Irene vagano nei dintorni di Bisanzio. All’arrivo dei soldati nemici di Ottario si nascondono e, riconosciuta la voce di Alamiro, apprendono che egli si è unito ai barbari per muovere guerra a Bisanzio. Il cieco eroe allora non esita a fermare l’orda guidata da Alamiro. Alla replica di questi, Irene comprende: Alamiro è suo fratello Alessi. Avendo assistito all’agnizione, Ottario scioglie dal vincolo di fedeltà Alessi/Alamiro, mentre Belisario corre a organizzare con il figlio la difesa di Bisanzio. Intanto Antonina, in preda ai rimorsi, svela a Giustiniano le sue colpe. Risuonano grida di vittoria: i greci hanno trionfato sui barbari, ma Alessio racconta che il padre è stato ferito mortalmente. Condotto morente al cospetto dell’imperatore, Belisario muore mentre Antonina gli chiede inutilmente perdono.