Biglietti in vendita dal 23 ottobre
Azione tragica in tre atti di Giovanni Emanuele Bidera e Agostino Ruffini
Musica di Gaetano Donizetti
Prima esecuzione: Parigi, Théâtre Italien, 12 marzo 1835
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri
© Fondazione Donizetti
Marino Faliero di Gaetano Donizetti
Marino Faliero è un’opera della piena maturità artistica di Donizetti: fu espressamente scritta nel 1835 per Parigi, quando Donizetti vi mise piede per la prima volta. Il compositore bergamasco fu chiamato a rappresentare ‒ insieme con Bellini ‒ la generazione dei giovani compositori italiani di successo nella maggior capitale teatrale europea Al Théâtre Italien, di cui Rossini era di fatto il consulente musicale, essi presentarono rispettivamente Marino Faliero e I Puritani, due opere nelle quali le componenti politiche sono fortemente presenti.
A Parigi avevano trovato ospitalità parecchi profughi italiani, di fede mazziniana, e i cartelloni del Théâtre Italien rispecchiavano anche questa immagine d’Italianità: nel 1834 vi avevano debuttato il libertario Ernani di Gabussie, Il bravo del carbonaro milanese Marliani; l’anno dopo, due esuli mazziniani come Agostino Ruffini e Carlo Pepoli furono coinvolti nella stesura dei libretti l’uno di Marino Faliero, l’altro di I Puritani.
Partitura ricca ed elaborata, ribelli che affrontano eroicamente il martirio, grandi pagine collettive e corali (il Popolo): non stupisce che Marino Faliero sia stata opera prediletta da Giuseppe Mazzini, che vi vide il primo passo verso un teatro musicale impegnato, in grado di proporsi come grande palestra educativa per il riscatto degli Italiani.
PARLA CON GAETANO
Michele Pertusi - alias Marino Faliero - si confida con il busto di Gaetano
Marino Faliero: in streaming sulla Web TV con Michele Pertusi e un cast d’eccezione
Marino Faliero apre il weekend “digitale” del festival Donizetti Opera 2020 sarà venerdì 20 novembre dalle ore 19.30, in streaming sulla Web Tv e in diretta su Rai 5.
Il direttore musicale del festival Riccardo Frizza salirà sul podio dell’Orchestra Donizetti Opera. Il progetto creativo sarà di ricci/forte, coppia di registi appena nominata alla direzione della Biennale Teatro di Venezia, chiamata a dipanare una vicenda frammista di politica e sentimento ambientata nella Venezia nel Trecento. Andato in scena al Théâtre Italien di Parigi – il più alla moda dell’epoca e con Rossini coinvolto nella direzione – il 12 marzo 1835, Marin Faliero vantava un cast di virtuosi di prim’ordine (Luigi Lablache, Antonio Tamburini, Giulia Grisi, Giovan Battista Rubini), cosa che suscitò un’artificiosa rivalità con Bellini che aveva messo in scena poco prima nel medesimo teatro I Puritani.
Prendendo a modello questo leggendario primo cast, sul palcoscenico del Teatro Donizetti nel 2020 sfileranno alcuni fra i più rilevanti interpreti di oggi: il basso Michele Pertusi nel ruolo del titolo, il tenore Michele Angelini, il soprano Francesca Dotto e il baritono Bogdan Baciu. Completano il cast: Christian Federici, Dave Monaco, Anaïs Mejías, Giorgio Misseri, Stefano Gentili, Diego Savini, Vassily Solodkyy, Daniele Lettieri, Enrico Pertile, Giovanni Dragano, Angelo Lodetti e Piermarco Vinas Mazzoleni. Le scene sono di Marco Rossi, i costumi di Gianluca Sbicca, le luci di Alessandro Carletti e i movimenti coreografici di Marta Bevilacqua.
Marino Faliero: guida all’opera
Atto I
Venezia, 1355. I lavoratori dell’arsenale commentano una scritta apparsa a Rialto che accusa Elena, moglie del doge Marino Faliero, di aver tradito il marito. Il loro capo, Israele Bertucci, ricorda l’impresa di Zara alla quale aveva partecipato con Faliero. Arriva Steno, un arrogante patrizio: accusa gli artigiani di non lavorare abbastanza e minaccia punizioni. Israele e i suoi criticano la prepotenza dei nobili.
Nel palazzo del doge, suo nipote Fernando, innamorato corrisposto di Elena, ha deciso di lasciare Venezia. Giunge Elena, che gli dona un velo a ricordo del loro amore. Il doge, ignaro del legame tra i due, allontana la moglie e confida al nipote il proprio turbamento per l’infamante accusa a lei rivolta. Faliero è anche amareggiato per l’invito a una festa in maschera del patrizio Leoni, alla quale si sente costretto a partecipare.
Rimasto solo, il doge è raggiunto da Israele che gli svela una congiura contro i patrizi. I due si accordano: alla festa di Leoni, Israele indicherà al doge il numero e il nome di coloro che hanno aderito. Nel palazzo di Leoni arrivano Faliero, Elena e Fernando. Il doge si apparta con Israele che gli comunica che i congiurati agiranno la notte stessa, muovendo da San Giovanni e Paolo. Elena è infastidita da una maschera. È Steno, che Fernando sfida a duello: si incontreranno all’alba, a San Giovanni.
Atto secondo
I congiurati si riuniscono a San Giovanni. Arriva anche Fernando che attende l’ora del duello. Quando il campanile suona le tre, si avvia al luogo stabilito. I congiurati escono allo scoperto, raggiunti dal doge. Mentre un temporale si avvicina, si sente un rumore di spade: Fernando è stato colpito a morte e nell’agonia indica Steno come suo uccisore.
Atto terzo
Nel palazzo ducale, Faliero annuncia a Elena la morte di Fernando. In quel momento entra Leoni a reclamare la presenza del doge contro i congiurati. Faliero se ne dichiara capo e si proclama re, ma viene arrestato dagli sbirri, mentre Elena si abbandona alla disperazione. Nella sala del Consiglio dei Dieci, Faliero, Israele e gli altri congiurati vengono condannati a morte.
Rimasto solo, il doge deposto viene raggiunto da Elena. Faliero le chiede di essere sepolto con il velo che il nipote portava con sé. Elena lo riconosce e, assalita dal rimorso, confessa di aver amato Fernando. Dapprima furioso, Faliero si placa, perdona la sposa e si avvia al patibolo. Elena prega e, quando i tamburi annunciano l’esecuzione, cade svenuta.