Melodramma eroico di Bartolomeo Merelli e Jacopo Ferretti (versione rinnovata)
Musica di Gaetano Donizetti
Prima rappresentazione: Teatro Argentina, Roma, 7 gennaio 1824 (versione rinnovata)
Edizione critica a cura di Edoardo Cavalli © Fondazione Teatro Donizetti
Progetto #Donizetti200
INTRODUZIONE
Il titolo scelto per il progetto #donizetti200, che consiste nel mettere in scena in ogni edizione del Festival un’opera scritta da Donizetti esattamente due secoli prima, è Zoraida di Granata nella seconda versione, quella appunto del 1824. In realtà, l’opera aveva debuttato due anni prima, il 28 gennaio 1822, al Teatro Argentina di Roma, e fu il primo grande successo della carriera di Donizetti, benché all’ultimo momento Gaetano avesse dovuto riscrivere per un mezzosoprano en travesti la parte del protagonista maschile, Abenamet, inizialmente composta per un tenore, fulminato da un aneurisma sul palcoscenico pochi giorni prima, mentre cantava un’opera di Pacini. Due anni dopo, l’impresario Paterni chiese a Donizetti di rivedere la partitura, ampliando la parte di Abenamet a beneficio del grande contralto Rosmunda Pisaroni. In questa nuova versione, l’opera fu presentata, sempre all’Argentina, il 7 gennaio 1824, senza ottenere lo stesso trionfo di due anni prima: ma più per l’inesausta sete di novità del pubblico dell’epoca che per un’effettiva debolezza dell’opera, fra le più interessanti della prima stagione creativa di Donizetti.
Al Donizetti Opera, Zoraida di Granata viene presentata in un nuovo allestimento con la regia di Bruno Ravella, in coproduzione con il prestigioso festival irlandese di Wexford, dove però è stata eseguita nella versione del 1822. Sul podio Alberto Zanardi, giovane bacchetta impegnato da anni “dietro le quinte” del festival. Nella parte dei due amanti, due cantanti in continua crescita di successo e notorietà, il soprano Zuzana Marková (Zoraida) e il mezzosoprano Cecilia Molinari (Abenamet), mentre il tenore Konu Kim (già nell’Ange de Nisida) sarà il perfido Almuzir. Accanto a loro, nelle parti di fianco, i giovani talenti della Bottega Donizetti.
TRAMA
Il libretto di Bartolomeo Merelli, rimaneggiato da Jacopo Ferretti (già librettista di celebri opere rossiniane) è tratto dal romanzo Golzalve de Cordoue, ou Grenade reconquise di Jean-Pierre Claris de Florian e dal libretto che Luigi Romanelli ne trasse per l’opera Abenamet e Zoraide di Giuseppe Nicolini.
La vicenda si svolge nel regno moresco di Granada, in Andalusia. Almuzir ha ucciso il re della città usurpandone il trono e vorrebbe sposarne la figlia, Zoraida, che però ama riamata Abenamet, capo del clan aristocratico arabo degli Abencerragi. Almuzir tende quindi una trappola al rivale. Dichiarata la guerra agli spagnoli, affida il comando del suo esercito ad Abenamet, ordinandogli di tornare con la bandiera. Ma, con l’inganno, Almuzir fa sì che la bandiera cada nelle mani dei nemici. Quando Abenamet, benché vincitore degli spagnoli, rientra a Granada senza la bandiera del regno, Almuzir lo accusa di tradimento e lo fa condannare a morte. A questo punto, Zoraida si rassegna ad acconsentire alle nozze con Almuzir, ottenendo in cambio la vita di Abenamet. Una volta libero, quest’ultimo, intuendo quale sia stato il prezzo della sua grazia, rinfaccia a Zoraida la sua infedeltà. Ma il capo delle guardie di Almuzir, Alì Zegri, sorprende il colloquio fra i due amanti: Abenamet riesce a fuggire, Zoraida viene catturata, condotta al cospetto di Almuzir, accusata di tradimento e condannata a essere arsa sul rogo, a meno che non si presenti un guerriero disposto a sostenere l’innocenza della donna in un duello. Un cavaliere sconosciuto si presenta sul luogo del combattimento, sfida Alì Zegri, lo sconfigge, lo costringe a confessare le perfide trame di Almuzir e infine si svela: si tratta, naturalmente, di Abenamet in incognito. Nell’udire la verità, il popolo inferocito vorrebbe fare giustizia sommaria del re, ma Abenamet lo difende salvandogli così la vita. Colpito da tanta nobiltà d’animo, Almuzir si pente delle sue odiose macchinazioni e rinuncia alla mano di Zoraida a favore del rivale. La coppia degli amanti è ricongiunta e l’opera si conclude con il loro matrimonio e il rondò di giubilo di Abenamet.