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  • “Alfredo il Grande” dopo 200 anni, torna in scena l’opera dedicata al sovrano britannico che fu magnanimo e sostenitore della cultura

    “Alfredo il Grande” dopo 200 anni, torna in scena l’opera dedicata al sovrano britannico che fu magnanimo e sostenitore della cultura

    Sul podio il bergamasco Corrado Rovaris alla guida dell’Orchestra Donizetti Opera e del Coro della Radio Ungherese per la prima volta ospite al festival

    La regia è affidata a Stefano Simone Pintor; nella parte del sovrano inglese il tenore Antonino Siragusa

    Bergamo, Teatro Donizetti, domenica 19 ore 15.30 e venerdì 24 novembre ore 20.00
    Anteprima under 30 giovedì 16 novembre ore 17.00

    Disponibile su Donizetti Opera Tube dal 24 novembre

    Il 2023 non è solo l’anno dell’incoronazione di Carlo III d’Inghilterra, ma anche il bicentenario del debutto di Alfredo il Grande, sovrano inglese del IX secolo e soggetto dell’opera andata in scena nel 1823 al Teatro San Carlo di Napoli, che il Donizetti Opera propone per la prima volta in tempi moderni per il ciclo #donizetti200 domenica 19 novembre alle 15.30 al Teatro Donizetti (anteprima under 30 giovedì 16 novembre alle 17 e replica venerdì 24 novembre alle ore 20.00). 
     
    Il dramma eroico Alfredo il Grande sarà eseguito secondo una nuova edizione controllata sulle fonti dell’opera, curata da Edoardo Cavalli per la Fondazione Teatro Donizetti e in riferimento alla tematica della Capitale Italiana della Cultura 2023 “La città dei tesori nascosti”. La regia è affidata a Stefano Simone Pintor mentre la direzione è del bergamasco Corrado Rovaris, musicista ricorrente nella programmazione del festival, alla guida dell’Orchestra Donizetti Opera e del Coro della Radio Ungherese preparato da Zoltán Pad, ospite per la prima volta nella manifestazione cittadina. Le scene sono di Gregorio Zurla, i costumi di Giada Masi, le luci di Fiammetta Baldiserri, il video design di Virginio Levrio. Nei personaggi principali Antonino Siragusa (Alfredo) e Gilda Fiume (Amalia), Valeria Girardello (Enrichetta), Lodovico Filippo Ravizza (Eduardo), Adolfo Corrado (Atkins), Floriana Cicìo (Margherita), Antonio Gares (Guglielmo), Andrés Agudelo (Rivers).
     
    Il titolo fa parte di quel gruppo di opere nelle quali Donizetti sperimenta e affina i propri mezzi compositivi misurandoli su vari generi operistici; tra gli elementi caratteristici, la presenza imponente di una banda in palcoscenico, testimone delle finalità encomiastiche della partitura. Alfredo segue a meno di un anno l’andata in scena di Chiara e Serafina, titolo del progetto #donizetti200 programmato nel 2022, ma si orienta su un soggetto di carattere storico, cioè le vicende dell’omonimo sovrano medievale inglese – venerato come santo dai cattolici e dagli anglicani – la cui rilevanza si deve all’ampia cultura, all’incoraggiamento dell’istruzione e della legislazione, oltre che a un ruolo positivo svolto in ogni ambito della vita civile e religiosa. Il libretto è di Andrea Leone Tottola, già “poeta teatrale” di Rossini (anche per Mosé in Egitto che è a sua volta il riferimento più vicino a Il diluvio universale). 
     
    «Per un musicista – dichiara Corrado Rovaris – è sempre estremamente motivante affrontare opere che non hanno avuto successo e quindi non sono mai entrate in repertorio. La novità, e questa è un’autentica novità che ci arriva dal passato, è sempre interessante. Per un festival dedicato a Donizetti recuperare queste opere è doveroso, per me dirigerle è stimolante. Non ci sono precedenti, termini di paragone, convenienze della tradizione: parti dal nulla e devi scavare nella partitura. Infatti il confronto con Edoardo Cavalli, che ne ha curato l’edizione critica, e con gli altri musicologi dell’Area scientifica della Fondazione Donizetti è stato continuo».
     
    «Per progettare lo spettacolo – racconta Stefano Simone Pintor – sono partito dal libretto, e naturalmente dalla musica, ma anche da quello che il libretto trascura di raccontarci, cioè la grande statura culturale e intellettuale di Alfredo. La struttura scenica diventa non solo la forma del racconto, ma anche il suo messaggio: un grande libro. Perché, in tempi di guerra come quelli che stiamo vivendo anche oggi, la cultura diventa subito una delle vittime e, allo stesso tempo, è riflessione, resistenza e azione contro l’orrore distruttivo del conflitto armato. Alfredo, come abbiamo visto, non è solo un grande condottiero ma un innovatore culturale e il creatore di un’identità nazionale attraverso la parola scritta, il libro. In scena vedremo quindi un grande volume aperto, astratto, su cui si muovono tutti i personaggi, rievocando beninteso la storia “vera” di Alfredo, almeno per come la racconta l’opera, ma suggerendo allo stesso tempo allo spettatore dei parallelismi con il mondo di oggi e con quello che sta avvenendo».